Onore ai giornalisti morti nei conflitti
Ci si dimentica facilmente dei giornalisti che muoiono negli scenari di guerra. Sono civili che vanno tra le bombe in posti pericolosi e sconosciuti per scrivere, fotografare l’orrore della morte, della crudeltà, ma anche la gioia e la speranza di popoli che hanno il coraggio di lottare per la libertà. Sono testimoni amici che in un batter di ciglia possono diventare nemici da eliminare. Di loro non si può dire che lo facciano per soldi e allora? Perché vanno? spesso senza difese come si va al Festival della Musica o del Cinema. Perché non ci sono motivazioni eclatanti, si vuole e basta.
Le bombe del governo siriano di Assad hanno colpito volutamente il centro press di Homs e due giornalisti sono morti. Lei era di New York e si chiamava Marie Colvin e lavorava per il Sunday Times ed aveva perso un occhio in un attentato nello Sri Lanka. Lui era un giovane fotoreporter francese e si chiamava Remi Ochlik.
Nello stesso bombardamento sono stati feriti altri giornalisti francesi, ma la loro sorte è un mistero.
A Mogadiscio è stato ucciso a colpi di pistola Abukar Hassan Kadaf, era direttore della radio privata Somaliweyn . Un mese addietro un altro giornalista era stato ucciso Hassan Osam Abdi direttore del network Shabelle.