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Sanremo aperto: e ora che succederà? Festival commissariato. E poi?- di Saverio Lombardo |
Mercoledì 15 Febbraio 2012 22:16 |
SANREMO APERTO: E ORA CHE SUCCEDERA’? FESTIVAL COMMISSARIATO. E POI?
di SAVERIO LOMBARDO E ora che succederà al Festival sanremese? Adriano Celentano ha colpito. Potrebbe fare il bis, forse nella sera finale o quella prima. Potrebbe tramontare l’ipotesi di una seconda esibizione. Gruppi di cattolici potrebbero manifestare davanti al teatro Ariston e davanti agli alberghi contro il Festival e contro lo stesso Celentano. Alcuni dirigenti – uno o più – potrebbero minacciare le dimissioni, presentarle o dimettersi tout-court. In ogni caso si sono mostrati inadeguati, deboli, schiavi dell’audience, accondiscendenti di fronte al diktat del “Molleggiato”, tanto che ora il festival è commissariato da Viale Mazzini. Troppo tardi. Terremoto Celentano. Ancora una volta ha colpito. Ancora una volta come era nelle previsioni e nelle attese. Non solo con le immagini, con le scene, con le movenze e gli accenni di ballo che hanno richiamato il mito del “Molleggiato” e mandato il pubblico in delirio, tanto più che ad ancheggiare con lui sul palco erano anche i presentatori Morandi e Papaleo e le due osannate donne, Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez chiamate in sostituzione di Ivana Mzova, che si è ammalata . Ha colpito soprattutto con le parole Adriano . E ha incantato con i suoi blues, le ballate in rock duro, la narrazione dell’incontro tra Gesù e la Samaritana, la donna straniera che chiede da bere a lui giudeo. Ha fatto il pieno di ascolti: il 50% e più di share, 12-13 milioni di spettatori, praticamente annullando per una sera gli altri canali. Un “boom” artistico-spettacolare e un “bum-bum ” : cannonate, incendi, crolli: un cataclisma. Una scena di guerra, un’immagine figurata di quel che accade nel mondo o in alcune parti del mondo. Su queste rovine è apparso lui, non certo in smoking, né in giacca e cravatta, ma del tutto casual, forse trasandato, con un soprabito aperto. E ha iniziato un lungo, lunghissimo sermone. Un’ora. Ha parlato di questa vita terrena, che per quanto lunga possa essere, è sempre breve. Ma c’è la vita eterna, c’è il Paradiso, dove gli ultimi saranno i primi. Di questo, del Paradiso, i preti non parlano mai – ha accusato Celentano – come se con la morte finisse tutto. E non ne parlano né il settimanale cattolico “Famiglia cristiana”, né il quotidiano dei Vescovi, “Avvenire”. Due giornali che pertanto – a suo avviso – andrebbero chiusi definitivamente. Adriano ha rifilato altre sberle in giro: alla Corte Costituzionale che non ha ammesso il referendum ignorando un milione e duecentomila firme quando ne servivano solo cinquecentomila, rovesciando quindi il dettato costituzionale che eleva a “sovrano” il popolo, Una sberla anche al noto critico del Corriere della Sera Aldo Grasso. Dalla platea e dalle gallerie dell’Ariston, gremite da signore in gran spolvero e da signori in abiti eleganti, se non con cravattino, certo non scravattati, solo applausi, urla di approvazione. Niente fischi, nessun cenno di dissenso. C’è stata la standing ovation, tutti si sono alzati in piedi, anche le eminenze grigie della RAI posizionate in bella vista in prima fila, che per mesi hanno battuto tutte le piste e affrontato tutti gli ostacoli : il rifiuto di Celentano di rendere nota la scaletta della sua performance, il compenso ritenuto eccessivo ma concesso con la solita giustificazione che tanto i soldi vengono dagli sponsor e poi lui li dà in beneficenza e paga il relativo importo dovuto per le tasse e poi e poi e poi c’è l’audience, l’audience che sale. A questo punto non si sa se i dirigenti Rai faranno mea culpa, se chiederanno scusa a coloro che sono stati attaccati – giornali e giornalisti, un organo di altissima garanzia come la Consulta – e se qualcuno presenterà le dimissioni. Il vizio di fondo della televisione – lo si dice da tempo – sta proprio nella sua commistione tra pubblico e privato, tra proclamarsi servizio pubblico e aggrapparsi all’audience, costretta a erogare alta compensi, come – tanto per fare un nome - quello ad Antonella Clerici che ostenta una Ferrari in regalo al suo uomo (e quale donna può farlo?), associato nella sua stessa trasmissione, o a programmi come “Ballando sotto le stelle” con cachet egualmente alti per arruolarvi stempiati ex calciatori. In questi casi solo qualche mormorio, ma nessuna seria protesta. O in passato i contratti a Bonolis. Non si vuole disprezzare o deprezzare nessuno, ma non si può mettere a confronto un dilettante che sgambetta una salsa e un merengue con artisti come Celentano, che si sono conquistati la fama sul campo e che oltretutto ha un suo mercato, ha venduto milioni di dischi, ogni nuova canzone è un successo . Ovviamente anche lui ha difetti, contraddizioni. Ma è un cattolico, è uno che crede, che parla della vita terrena effimera e crede in quella eterna, ma forse manca totalmente di carità perché offende il prossimo e si scaglia contro organi di stampa cattolici che pure hanno i loro lettori, rispettano regole deontologiche, sono redatti da seri professionisti, trattano tutti gli argomenti che interessano la vita di ciascuno, gli eventi che si succedono nel mondo. Non si può certo scomunicare Celentano, ma prendere il lato positivo del suo sermone, filippica, predica, sfogo o come la vogliamo chiamare. Ma è altrettanto certo che non si può offrire a Celentano una platea di oltre 12 milioni di spettatori sulla Rete Ammiraglia Rai lasciandogli carta bianca, anche se non si può invocare l’odiosa pratica della censura, specie preventiva. Troppo tardi se ne è accorta la direttrice generale di viale Mazzini, Lorenza Lei, che ha inviato a Sanremo un “commissario” per coordinare lo svolgimento della manifestazione . E’ giusto e sacrosanto difendere gli spettatori. Non è lecito che anche i non disposti debbano sorbirsi le “tele prediche” del Molleggiato e le sue reprimende a destra e a sinistra, quando si vorrebbero sentire solo le canzoni . E’ pur vero che si può cambiare canale o network, ma si tratterebbe di una costrizione e non di una libera scelta. Il cittadino che paga il canone o che comunque sta davanti alle reti Rai ha diritto di essere rispettato, se non si vuole che si sposti armi e bagagli sulle reti Mediaset o – a pagamento – su Sky. Qualcosa di diverso bisogna inventare. Martedì sera all’Ariston nessuno ha protestato. Forse qualcuno si è ricordato dei contratti d’oro a una miriade di dirigenti, facendo poi i conti della serva con la chiusura di sedi estere in Paesi in via di sviluppo, proprio dove c’è più bisogno di informazione e di comunicazione. Rimane difficile credere che Celentano abbia voluto demolire i giornali cattolici per il solo fatto che hanno eccepito sull’entità del compenso. Sarebbe troppo meschino. Saprebbe troppo di livore vendicativo. Celentano va perdonato. Ma si attenga al suo mestiere, faccia tesoro di quella stupenda dote che Dio gli ha dato: la voce. |
Daniela Grazia Colamasi
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